i milanesi

— Ecco poi tornata finalmente l'abbondanza — proseguiva Renzo nella sua fantasia: — rinasce la furia di lavoro: i padroni fanno a gara per aver degli operai milanesi, che son quelli che sanno bene il mestiere; gli operai milanesi alzan la cresta. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

In paese, alcuni facevano a gara, per avere lo Zuccone. (S. Strati, «Lo Zuccone»)

Una mia cugina si chiama Eros... quando per caso il mio padrone, il signor Gianluigi, lo seppe, gridò: «...Ma è proprio femmina? Sotto le armi non c'è andata?». (G.Marotta, «Le milanesi»)

Ma sotto le armi ci vanno tutti; e, si sa, gli anni passano ed è facile dimenticare uno tra i mille che vanno sotto le armi. E infatti, nove volte su dieci, la persona mi guardava e rimaneva in forse. (A.Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Sposato, figuriamoci, con sei figli; siccome approdò a Milano senz'arte né parte... cencioso. (G.Maretta, «Le milanesi»)

«Gino non ha né arte né parte, ma soltanto delle cattive abitudini». (V.Pratolini, «Il quartiere»)

E cercava di farsi un'idea dell'esistenza di queste donnine amabili e spensierate che attirano gli uomini come il miele attira le mosche. (E.Castelnuovo, «I coniugi Bordelli»)

Aveva una tana in centro, il mio quasi fidanzato, e me la decantava illudendosi che la sua teiera" e il suo giradischi mi avrebbero alla fine attirata lassù come la rondine al nido. (G.Marotta, «Le milanesi»)

Quando c'era Antonio, buonanima, ci veniva gente, un avvocato attira le persone come lo zucchero attira le mosche. (M.Prisco, «La dama di piazza»)

E se per avventura Vittorio veniva a cercarmi in bottega, mi fingevo indaffaratissimo: buttavo giù degli scaffali montagne di libri, come cercassi l'ago nel pagliaio. (C. Bernari, «Amore amaro»)

Doveva capitare la buona sorte di arrivare proprio sull'isba con dentro entrambi comandanti. Era come cercare due aghi in un pagliaio, ma non rimaneva altro da fare. (E. Corradi, «La ritirata di Russia»)

«Che noia! mettersi alla ricerca di un cadavere con questo caldo, con tutte le migliaia di cadaveri che ci sono in giro per la Moldavia! E come voler cercare un ago in un fienile». (C. Malaparte, «Kaputt»)

Zanuppi ha stremato ed eliminato parecchie famose ghenghe; ha rintracciato più di un ago nel fienile di Milano, e la sua nomina a vicequestore non è improbabile. (G. Marotta, «Altri racconti milanesi»)

«Forse Nicola aveva fiutato sin dall'inizio, in quelle vignette, l'espediente. Ha un mucchio d'immaginazione, trova l'ago nel fienile dei vostri dipinti, no?». (G.Maretta, «Mal di galleria»)

Era sempre l'automobile del Nebbia, perché il Furiilo, lui, la sua Isotta-Fraschini, la custodiva nella bambagia. (N.Ginzburg, «Le voci della sera»)

— Bambagia, siete stati tutti allevati nella bambagia! E come siamo stupidi noi a non approfittarne; vi accopperemmo uno sull'altro come bagarozzi!. (M.Puccini, «Scoperta del tempo»)

Nasario fu gracile e debole..; lo avvolgemmo nella bambagia, come si dice.... (G.Marotta, «Le milanesi»)

Penetrato questo concetto nelle menti dei generalissimi, i miei uomini furono, come suoi dirsi, tenuti nella bambagia. (A.Campanile, «Gli asparagi e l'immortalità dell'anima»)

...il signor Celestino quasi ha vissuto nella bambagia e ha conservato sulla pelle e nella carne la morbidezza e il colore dell'adolescenza. (A.Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

Ma sto mettendo il carro dinanzi ai buoi. Quando venni a Milano ero sui diciannove; quello presso il Baglioga fu il mio primo servizio. (G. Marotta, «Le milanesi»)

L'Ariosto era il suo cavallo di battaglia. (G. Marotta, «Le Milanesi»)

E le aste pubbliche? Quelle vere, dico, quelle giudiziarie. Sono il mio divertimento, il mio cavallo di battaglia. (G. Marotta, «Mal di Galleria»)

— Non la ricordate più nella «Gioconda»? Era il nostro cavallo di battaglia, faceva tremare la Scala e il San Carlo. (L. Pirandello, «Novelle per un anno»)

I dottori all'Ospedale della Pace mi guarirono, sì, ma dissero chiaro e tondo che madre non sarei diventata mai più. (G. Marotta, «Le milanesi»)

«...il fatto è, signor Brusa, che mi trovavo all'infermeria per una infezioncella dovuta... perdoni l'indecenza... a un callo mal tagliato».

«Sì... Come no?» rispondeva egli, e per far piacere a sua moglie, levava una mano. (V. Brancati, «Il vecchio con gli stivali»)

«Vieni un po' a fare la padrona in bottega, oggi?»: «Come no». (G. Marotta, «Le milanesi»)

Velia. — Lo giudichi male.

M'accorsi di pensare sordamente: non hai più vent'anni, taglia la corda. (G. Arpino, «La suora giovane»)

«...Quello di prima è un poveraccio... Avete visto come ha tagliato la corda?». (G. Arpino, «La ragazza dalla radiolina»)

Se mi presento al Comando nessuno ci crede alla faccenda... L'unica cosa è tagliare la corda. (A. Cervi, «I miei sette figli»)

E disse che a casa era sempre la solita storia, e felice che aveva tagliato la corda. (N. Ginzburg, «La strada che va in città»)

...e al mio paese, tutto di grosse famiglie, c'è pure l'usanza che ognuno, ragazzo o ragazza, quando il suo turno viene tagli la corda. (G. Marotta, «Le milanesi»)

«Dovrei buttarti fuori e basta. Ma parla, sentiamo l'altra campana». (G. Marotta, «Le milanesi»)

Sempre il brutto ragazzo ossoso con le scapole fuori... Si lascia visitare a denti stretti.... (L. Bonanni, «L'adultera»)

I miei cedettero, per cedere, ma a denti stretti. (G. Marotta, «Le milanesi»)

In filosofia, sebbene a denti stretti, non si trattò che di leggere. (E. Vittorini, «Il garofano rosso»)

È tornato Pistalli da Roma. C'è anche il fratello. Appena arrivati, si sono messi a fare il diavolo a quattro. (F. Jovine, «Le terre del Sacramento»)

Isabella. — Bello, eh! E chi t'ha insegnato a dir così?

Paolo non si curò del mio fidanzato e fece il diavola a quattro per avermi. (G. Marotta, «Le milanesi»)